Giurdignano, il mio posto del cuore.
Alle soglie di Otranto, precisamente circa a 5 km, sorge questo piccolo paese dell’entroterra salentino, luogo che ha dato i natali al mio papà e che nel corso della mia vita è stato palcoscenico di tante avventure, di giochi per strada quando ero bambina, delle prime cotte estive seguite da interminabili pianti quando si tornava a casa, delle estati passate in famiglia, delle cavolate in compagnia dei miei cugini e cugine con i quali ne abbiamo combinate di tutti i colori, degli amici di Brescia che negli anni hanno voluto venire a vedere di persona questo paese di cui ho fatto a tutti “una testa tanta” e nel corso degli anni si è rivelato poi importante per quella che è oggi la mia famiglia dato che ho conosciuto proprio lì quello che poi è diventato mio marito.
E’
veramente difficile spiegare a parole le emozioni che Giurdignano mi
trasmette tutte le volte che mi capita di andarci, ho parlato di un
viaggio lungo 46 anni perché questo paese è da sempre stata la
destinazione di tutte le mie vacanze estive, la prima volta credo
potessi avere circa 9 mesi … sì perché a Giurdignano si andava
tassativamente ad Agosto, dal 1 al 31 perché papà la licenza la
prendeva sempre in quel mese, solo un anno ricordo di aver trascorso
le ferie a Luglio ma semplicemente perché per motivi di lavoro mio
papà doveva obbligatoriamente rientrare prima.
La mia mamma non aveva problemi di ferie, lavorando in casa si poteva gestire come voleva quindi indicativamente gli ultimi giorni di Luglio, papà portava la sua auto dal meccanico per controllare che fosse tutto a posto, la prima auto con la quale ho fatto il viaggio era una FIAT 128 rossa della quale (per ovvi motivi!) ho ben pochi ricordi, poi siamo passati sempre ad una FIAT ma questa volta era una Ritmo ES … il rito era sempre il medesimo…controllo dal meccanico, montaggio portapacchi e la mattina ore 4 in punto via per attraversare l’Italia e percorrere i 1050 km che ci separavano dalla nostra meta…
Quando ero bambina non ricordo bene i dettagli del viaggio, l’unica cosa che si faceva sempre (ma perché la tradizione è stata mantenuta anche in anni più recenti…) era la tappa a Loreto con annessa visita al Santuario, il tutto motivato dal fatto che questa Madonna è la protettrice degli aviatori e per il mio papà, maresciallo dell’aeronautica, era proprio un rito potersi fermare per andare a farle visita.
Ho
dei ricordi di quei viaggi abbastanza sfumati, mia nonna materna (che
viveva con noi) non veniva sempre, ma ricordo parecchi viaggi passati
a dormire sulle sue gambe, avevo un cuscino che era una sorta di
“copertina di Linus” dal quale non mi staccavo mai in occasione
appunto di queste lunghe trasferte perché il viaggio si faceva in
una sola tappa nonostante la distanza; ricordo solo che un anno (se
la memoria non mi inganna poteva essere il 1988 o 1989) siamo partiti
con la fissazione di mamma e nonna di doverci a tutti i costi fermare
a metà strada, papà non voleva soprattutto per non lasciare la
macchina carica incustodita e anche io non ne volevo sapere di
ritardare l’arrivo a Giurdignano dove mi aspettavano tutti i miei
amici ma niente, la testardaggine di due donne contro un uomo e una
“picia” ha vinto ma l’assurdità nonché incavolatura mia e di
mio padre è nata dal fatto che ci siamo fermati a 200 km dalla meta,
motel Agip sulla tangenziale di Bari …. No comment !
Ho
nella mia memoria delle estati a Giurdignano che ricordo più di
altre, ovviamente quelle di quando ero piccola piccola non ricordo
nulla ma ho delle foto bellissime che hanno fermato quei momenti, una
in particolare mi ritrae sulle gambe della mia bisnonna materna,
Vitarosa, i miei genitori mi raccontavano fosse quella
che per anni li ha letteralmente stressati e tartassati perché non
avevano bimbi, oltretutto mio papà era il più grande dei 5 fratelli
ma quasi l’unico a non avere ancora figli e per quell’epoca era
un assurdo (ovviamente per gli anziani non era contemplato il fatto
che potessero esserci dei problemi e che non era per pigrizia) che
dopo 10 anni di matrimonio una coppia non avesse ancora figliolanza …
insomma, dopo 11 anni di matrimonio sono finalmente arrivata io e la
foto in braccio a questa bis-nonna è uno dei più bei ricordi!
Una delle prime estati che ricordo, o quanto meno ricordo degli accadimenti ben precisi, è quella del 1982 … venne con noi in vacanza la figlia di una cugina di mia mamma, Anna, di qualche anno più grande di me e ancora oggi, a distanza di quasi 40 anni, ci facciamo delle grosse risate nel ricordare il clamoroso volo nel cespuglio di more che proprio lei ha fatto.
Un’altra estate che ricordo in particolar modo è quella del 1986… questa volta a farmi compagnia c’era il mio vicino di casa nonché compagno di merende di tutti i giorni (due figli unici nati nello stesso condominio a distanza di 3 mesi cresciuti praticamente come fratello e sorella) Piermario … di quell’estate con lui ricordo la visita all’ossario del cimitero di Giurdignano, una stanza sotterranea con una parete completamente rivestita di teschi che lui pensava fossero finti e si divertì ad andare a bussare sulla fronte di parecchi … non vi dico la reazione quando scoprì che invece erano veri, vi dico solo che la notte la passò in bianco in preda agli incubi !!!
Tra
i vari “compagni” di avventure negli anni non posso esimermi dal
menzionare anche i cugini “milanesi” che abitavano a fianco casa
nostra, praticamente figli di cugini dei nostri genitori con i quali
abbiamo davvero passato delle indimenticabili estati. Gli
anni indicativamente dal ’87 al ’90 sono stati quelli in cui
invece io e le mie cugine, Silvia e Maura, ci siamo veramente
divertite come matte, gli anni dei primi fidanzatini e delle prime
cotte estive, gli anni dei passaggi sui motorini che mandavano in
bestia nostra nonna (chiamata anche “la marescialla”...chissà
perché) alla quale arrivavano le voci di paese che ci avevano viste
in compagnia di ragazzi ma soprattutto su due ruote che per lei erano
tutte “lambrette” e in quegli anni fu coniata la frase che in
fondo alle lettere io e le mie cugine ci scrivevamo a suggellare il
tutto “occhio alle Lambrette”…
Diciamo che le estati trascorse in compagnia dei miei cugini romani sono state tutte indimenticabili, non era ancora epoca di cellulari e capitava a volte di rientrare ad orari differenti quindi avevamo escogitato un piano per poterlo fare senza dover suonare il campanello e svegliare i nostri genitori ma soprattutto … la marescialla ! Più di una volta al rientro ce la siamo vista transitare stile fantasma ad orari improponibili nella veranda … Ad ogni modo, visto che eravamo tanti ma con una sola chiave a disposizione (diciamo che i nostri genitori speravano rientrassimo sempre tutti insieme ... ) adottammo il metodo del passaggio chiave, il primo che voleva rientrare si prendeva appunto la chiave di casa per poi depositarla all’interno dell’anta in legno che dava sulla strada, in modo che chi doveva rientrare successivamente la trovasse e via dicendo per gli altri ritardatari … ovviamente capitò anche che una sera, Marco, uno dei cugini, aspettò volutamente il rientro del povero malcapitato cugino Paolo che appena inserì la mano per prendere la chiave se la ritrovò braccata in una presa degna di film dell’orrore …
Il 1991 è stato un anno particolare, caratterizzato negli ultimi giorni di vacanza da una lite furibonda con mia mamma che non voleva lasciarmi andare al mare con gli amici in bicicletta e col senno di poi non aveva torto visto che dopo averla spuntata, sulla strada del ritorno ho fatto un volo clamoroso del quale per anni mi sono trascinata le conseguenze ed ancora ora ho una bella cicatrice sul ginocchio…se avessi saputo che sarebbe stata anche l’ultima estate trascorsa con mamma forse non mi sarei accanita ed arrabbiata così tanto con lei, quella volta come tante altre ma … questa è un’altra storia.
La prima estate senza mamma a Giurdignano è stata veramente dura, purtroppo erano passati solo pochi mesi dal lutto che ci aveva colpito quindi tutte le persone che incontravo per strada mi sembrava mi guardassero con occhi diversi, quasi facessi pena e la cosa mi dava un fastidio tremendo, sia perché sono sempre stata una che non ha mai voluto farsi compatire, sia perché a 17 anni non hai proprio voglia di sentir le persone che si lagnano come non hai voglia di passare le giornate in casa in segno di lutto come mia nonna avrebbe voluto, lo spirito ribelle che ha sempre fatto parte del mio carattere mi faceva fare di testa mia e mi faceva fare le cose che mi sentivo di fare, compreso far finta di non conoscere le persone quando le incontravo pur di non farmi fermare … anni dopo ho capito che forse avrei dovuto comportarmi diversamente.
In
quel famoso 1992, per fortuna, c’era con me Chiara, la mia migliore
amica che, come in tantissime altre occasioni, si è rivelata una
presenza fondamentale sotto tanti aspetti e ancora oggi, dopo anni ed
anni non smetterò mai di dirle grazie a sufficienza per tutto quello
che ha fatto e che ancora sta facendo nella mia vita …
Giurdignano, amore e odio … più amore che odio ovviamente … ci sono stati momenti in cui ho odiato quel paese con tutta me stessa, pensandoci bene però poche occasioni e tutte scandite da delusioni d’amore che quando si è ragazzine hanno un peso enorme che a volte rimane a fare da zavorra per lungo tempo …
Mi direte … adesso basta con le tue storielle strappalacrime, raccontaci finalmente qualcosa di questo posto … di com’è, di come sono le persone, usi, tradizioni e varie …in 46 anni di frequentazione a voglia a raccontare !!!!
Come dicevo all’inizio, Giurdignano è un piccolo paese vicino ad Otranto, attualmente conta circa 1800 abitanti residenti ed è anche denominato “giardino megalitico d’Italia” data l’altissima concentrazione nel suo territorio di Dolmen e Menhir, tipici monumenti dell’epoca neolitica.
La
campagna di questo paese è caratterizzata da uliveti delimitati da
muretti a secco, fino agli anni ’90 circa, quasi la totalità dei
campi era coltivata a tabacco, la semina di questa pianta veniva
fatta indicativamente a maggio ed in estate iniziava la raccolta che
era tutt’altro che facile, prima di tutto perché veniva fatta
rigorosamente a mano foglia per foglia e poi perché le alte
temperature permettevano un lavoro che si svolgeva prevalentemente
durante le ore più fresche della mattina ed in quelle tarde del
pomeriggio … non sono cose che racconto per sentito dire, io stessa
una volta ho fatto questa esperienza che si è rivelata interessante
ma che mi sono guardata bene dal ripetere. Una volta raccolte queste
foglie venivano poi infilate su delle stecche di ferro, foglia per
foglia e tutte rivolte nella stessa direzione e messe ad essiccare. Negli
anni poi sono nate le macchine che lo infilavano meccanicamente
mettendo le foglie su un nastro dove una specie di macchina da cucire
legava le foglie una all’altra facendo risparmiare un sacco di
tempo ma la cosa più bella e che ricordo nitidamente era il profumo
di tabacco essiccato che si respirava per vie del paese perché
percorrendo le strade si incontravano i “tiraletti” dove appunto
il tabacco era messo ad essiccare. Negli
anni si è completamente abbandonata la coltivazione del tabacco ma
l’agricoltura ha proseguito con gli uliveti e di conseguenza l’olio
e con una forte espansione di vigneti.
Purtroppo riguardo gli uliveti c’è da segnalare la nota dolente della comparsa della xylella, un batterio che ha sterminato una quantità tale di alberi di ulivo che, oltre ad aver messo in ginocchio il Salento, ha fatto anche cambiare drasticamente il paesaggio. Non vi nego che proprio l’anno scorso, in una delle mie passeggiate quotidiane in campagna, mi son trovata davanti una scena degna di un film di fantascienza … un intero terreno che fino a qualche anno fa era pieno di meravigliosi ulivi … ridotto ad una triste fine con tutti gli alberi tagliati …
Giunta
a questo punto ho paura quasi di avervi annoiato con i miei racconti,
i miei anedotti e le curiosità su questo piccolo paese … quindi …
vi lascio con due richieste …. La prima, per chi conosce già
questo posto, chiedo la cortesia se avete voglia di lasciare qualche
commento a riguardo e le sensazioni che ha trasmesso anche a voi una
visita in questo posto … la seconda, per chi invece legge e non ha
ancora avuto modo di visitarlo, be … andateci che ne vale la pena !
....si arriva subito dopo una lunga strada piena di bellissimi ulivi leggermente in salita.
RispondiEliminaAlla fine di questa salita ti appare come d'incanto Giurdignano.
Da subito vieni catapultato fuori dal tempo..sicuramente il merito è la sensazione di tranquillità e pace che ti trasmette.
Questo non vuol dire che questo paesino non viva respiri come qualsiasi altro posto anzi è popolato da gente cordiale, alla mano che nel riconoscerti da subito turista/forestiero ci tiene a farti stare bene.
Non da trascurare anche la sua posizione strategica per chi vuole unire la vacanza al mare. Si mangia bene ..consiglio osteria degli amici e da Uccio e se vuoi prepararti un packed lunch vai da Protopapa un panificio che prepara un sacco di cose buone con i prodotti tipici pugliesi.
La Puglia mi manca proprio...mi piacerebbe andarci ma questi anni sono stati molto impegnativi sia da un punto di vista dei figli che lavorativo.
RispondiEliminaConservo un bel ricordo sia di Te che di Luigi. Ciao
Simone Trebeschi.😁👍
Ciao Chiara, solo due righe per ringraziarti della bella descrizione di questo paesino e soprattutto delle tue esperienze di ragazzina...sono stata in Puglia solo una volta ma ricordo i meravigliosi uliveti con alberi dal tronco enorme e il pensiero che ora molti di quegli antichi giganti non ci sono più fa molta tristezza...ti rinnovo i complimenti per il blog e per la scrittura, a presto,
RispondiEliminaAnna - gabi72